Pojana Maggiore

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Storia e Arte[modifica | modifica sorgente]

Pillole di storia: il comune di Pojana Maggiore tra passato e presente[modifica | modifica sorgente]

Pojana Maggiore è un comune della provincia di Vicenza. Il termine Pojana sembra derivare dal termine  longobardo '' plojum '' , che ha il significato di '' luogo arato e coltivato ''.

Gli abitanti sono 4316.

'' D’ azzurro al castello al naturale, torricellato di uno , merlato alla guelfa, aperto e finestrato e murato di nero; artigliata sulla sommità della torre una poiana al naturale , imbeccata e dal volo piegato. Ornamenti esteriori da Comune '' .

(Art. 4 c. 1 dello Statuto comunale)

Lo sfondo dello stemma è di colore azzurro. Vi è rappresentato un castello costituito da una sola torre con bordi merlati e delle finestre. Sulla sommità della torre è appoggiata una poiana selvatica , con il becco pieno, pronta a spiccare il volo.

Geografia fisica[modifica | modifica sorgente]

Situato nella parte più meridionale della provincia di Vicenza , al confine con la provincia di Verona e la provincia di Padova, il territorio di Pojana Maggiore si presenta completamente pianeggiante con piccoli corsi d’acqua a carattere locale, come il Ronego e l' Alonte , che segna per un tratto il confine settentrionale e orientale del comune, e il Guà.

In epoca storica la zona era attraversata dall’antico letto del fiume Adige, il cui corso si è poi spostato a sud, in seguito agli sconvolgimenti idrogeologici del periodo alto-medioevale. L’antico passaggio dell’Adige e gli eventi ad esso collegati sono ancora oggi testimoniati dai toponimi di alcune località del comune , come Sabbioni , Conche e Rotte.

Età antica[modifica | modifica sorgente]

I molti reperti ritrovati nel territorio di Pojana ci permettono di ipotizzare che esso era già abitato durante l’epoca preistorica. Le più antiche testimonianze dei romani risalgono alla fine del II secolo a.C. : la zona di Este e le terre circostanti furono date come premio ai soldati che avevano combattuto nella battaglia di Azio.  Il terreno venne bonificato e furono costruite diverse strade.

Età medievale e moderna[modifica | modifica sorgente]

Verso la metà del XIV secolo il territorio fu sottoposto, sotto l’aspetto amministrativo e fiscale, al vicariato civile di Orgiano e rimase tale fino alla fine del XVIII secolo. Nel 1404, dopo esser stato conteso tra le città di Vicenza, Venezia e Padova,  entrò a far parte della Repubblica di Venezia.

Nel 1549 l’architetto Andrea di Pietro della Gondola, conosciuto da tutti come Andrea Palladio, progettò Villa Pojana per la famiglia Pojana.

Età contemporanea[modifica | modifica sorgente]

Con la caduta della Repubblica di Venezia il territorio poianese finì sotto il dominio  francese e austriaco. Nel 1814 entrò a far parte del Lombardo- Veneto, mentre solo nel 1866, al termine della Terza guerra d’Indipendenza entrò a far parte del Regno d’Italia.

Nel 1911 Pojana fu collegata a Venezia mediante la linea ferroviaria Vicenza - Montagnana. Con lo scoppio della Prima guerra mondiale molti giovani poianesi vennero chiamati al fronte. Furono le donne ad occuparsi della famiglia, dei campi, dei raccolti e delle stalle. Quando la guerra terminò molti soldati non fecero più ritorno : il loro nomi sono incisi sulla pietra del Monumento ai caduti che li ricorda, situato in Via Matteotti.

Durante la Resistenza , la lotta portata avanti dai partigiani contro l’occupazione nazifascista del territorio italiano, la mattina del 15 ottobre del 1944 furono fucilati dai nazifascisti sei partigiani appartenenti alla brigata ‘’Pierobon ‘’ , originari della vicina Noventa Vicentina, e  il poianese Antonio Pastorello, colpevole di aver dato ospitalità ai partigiani che operavano nella zona.

Personaggi famosi[modifica | modifica sorgente]

Intervista impossibile a Giovanni Spello, il creatore del calendario di Pojana[modifica | modifica sorgente]

Buongiorno signor Spello, è un piacere averla qui tra noi nella nostra scuola!

Ve saludo col core in man, tusi. Che belo vedarve chi tuti insieme. Che clase fasio?

Siamo della classe seconda secondaria, insomma della seconda media. Abbiamo dodici anni.

Maria santissima che zovani! Mi manco me ricordo quando che jero bocia. Deso garia 231 anni, se fose ancora vivo!

Può raccontarci qualcosa del nostro paese? Ci hanno detto che lei è stato un personaggio di Pojana Maggiore…

Va ben, zerco de rispondare al mejo a le vostre domande.

Ma lei è nato proprio a Pojana Maggiore?

Beh, so nato lì vizin… al Cagnan. Jera el 2 settembre del 1793. Vegneo da na fameja poareta. Non so nato sior.

Eppure sappiamo che ha lavorato presso l’abate Antonio Mesenello, a Noventa Vicentina...

Caro el frate Mesenelo! Laoravo da elo, ma come contadin. Non so’ studià come voialtri, gavea bisogno de schei, capio?

E come ha fatto a creare questo almanacco di Pojana Maggiore se era solo un contadino?

Questa la xe ‘na bea storia. Se volì, ve la conto.

Ve go’ dito che jera on contadin. Ma jera brao come contadin, chi che nasse in campagna, el conosse tante pi’ robe de la natura de’ un citadin. Fato xe sta, che frate Mesenelo el me domandava del tempo… Se pioveva, se faseva sole, se piantavo questa o quela roba. E mi vardavo el cielo e ghe disevo secondo mi come che la saria sta. Ma ghe ciapavo ogni olta, eh! E alla fine, el Mesenelo el ga deciso de istruirme, de insegnarme a lezare, a scrivare e far de conto. El me diseva che jera un strolego. Savio cossa che l’è? Un strolego?

A volte lo abbiamo sentito, ma non sappiamo esattamente cos’è…

El strolego l’è l’astrologo, quelo che conosse gli astri e el fa’ prevision. On mago, insoma!

Ci può dire com’era Pojana Maggiore rispetto ad oggi?

Na volta non ghe jera le machine, tutti i ‘nava a pié tranne i siori che i gavea schei e le caroze. Le abitazion le jera pi’ semplici e manco colorate. Usavino el legno, i matoni e le piere. Le strede non le jera asfaltà, ma ghe jera budi e sasi; i fosi jera neti e navino a lavarse, a pescare e le done le nava a lavare le straze.

Caspita, sembra una Pojana molto diversa da quella che conosciamo ora!

Gavi razon! la xe cambià tanto!

E come vi scaldavate?

Ghe jera on camin in cusina e in camera metevino soto le cuerte monega con le bronze par scaldare i nizoi.  Dapartuto ghe jera spuzza da fumo, insomma jerino infumentà dala matina ala sera!

Per noi è difficile immaginare di dormire così! Ha parlato del camino in cucina, cosa mangiavate?

Magnavino late, pan, polenta e quando che i fasea su el mas-cio gavevino saladi. Ghe jera l’orto e ogni tanto magnavino la fugaza. In giro par i campi catavino erbe, funghi e qualche frutto.

Ci può raccontare cosa indossavano le persone un tempo?

‘Na olta gavevino poco gnente, do straze: i omani i gaveva on par de braghe, ‘na camisa o un completo per la festa; le done le gaveva le cotole longhe, la traversa e par nar messa le meteva lo scialle: Ai piè sia omani che done i gaveva le sgiavare e quando che faseva fredo metevino el tabaro.

Una volta nevicava molto?

Sì, e anca tanto. Quando che jera bocia ‘navo a slizegare nei fosi, ghe jera la calinverna e nele case jera tanto fredo!

Possiamo chiederle come passava le giornate quando era bambino? Quali giochi c’erano?

Quando che jera on bocia zugavo coi altri toseti a ciupa scondare, carampan, concio, fazoleto, zughi con la bala e con la fionda.

Una volta non essendoci i supermercati come vi procuravate il cibo?

Ogni famiglia la gaveva l’orto le galine, alcune anca le vache e gavevino anca i campi.  Tuto quelo che non ne mancava, se lo procuravino al marcà o lo compravino nele botteghe

Si ricorda quali negozi c’erano?

Ghe jera poche boteghe: el fornaro, el mulin, el becaro, le sarte e el barbiere. On pochi de ani dopo xe comparse le prime boteghe col magnare.

Ambiente e territorio[modifica | modifica sorgente]

Il territorio è molto ricco di specie animali e vegetali. I Colli Berici in particolare rappresentano uno scrigno di biodiversità.

Ecco alcune piante che si possono osservare durante una passeggiata in paese o sui Colli vicini:

Albero di Giuda, Tiglio, Noce, Nocciolo, Mandorlo, Biancospino, Castagno, Rosa canina, Asparago selvatico, Cappero, Carpino, Clematide, Fitolacca, Frassino, Tamaro, Fusaggine, Gelso cinese, Gelso, Ginepro, Marruca, Melograno, Nespolo, Pino nero, Pungitopo, Robinia, Roverella, Sambuco, Sanguinella, Scotano, Tasso, Terebinto, Ulivo, Vite americana, Alloro, Ligustro, Fico, Acero Campestre, Bagolaro, Giuggiolo, Caco, Olmo, Piracantha, Thuja.

Sono presenti alcuni allevamenti bovini, che conferiscono il latte al vicino caseificio di Barbarano Vicentino, dove vengono prodotti vari tipi di formaggio, in particolare l'Asiago e il Grana Padano DOP. E' possibile prenotare una visita al caseificio per vedere come si svolgono le fasi fondamentali della produzione del Grana Padano DOP.

Feste[modifica | modifica sorgente]

Festa della spiga: testimonia la vocazione agricola della zona e si svolge i primi giorni di giugno, nel cortile della Villa.

Sagra paesana: si svolge dal 2 all'8 settembre, in onore della patrona Santa Maria Nascente

Tradizioni, curiosità e leggende[modifica | modifica sorgente]

A Pojana si contano circa 23 capitelli di cui ben 16 sono dedicati alla Madonna. Durante il mese di maggio ci si riuniva davanti ai capitelli tutte le sere per il rosario. Alla fine del mese in ogni contrada si celebrava la santa messa. Gli agricoltori della via portavano un mazzo di croci intagliate nel legno per farle benedire. Le croci benedette venivano poi messe nei campi, negli orti e nelle stalle per invocare la benedizione della Madonna sui raccolti, sugli animali e sulle famiglie. Al termine della celebrazione si faceva una festa con un buffet per tutti i partecipanti.

Gli anziani del paese ricordano che nei mesi estivi si faceva una processione per invocare la pioggia: si partiva dalla chiesa con la statua della Madonna e si arrivava davanti al capitello di Via Borgo Brusà, dove allora c'era una statua in legno della vergine.

Ogni anno il 13 giugno si celebrava la Santa Messa davanti al capitello di Sant’Antonio. Si racconta che passando di sera per via Salboro nel punto dove è stato costruito il tempietto, si potevano fare strani incontri: spiriti inquieti, animali inferociti, ombre paurose, lenzuola bianche svolazzanti, rumori e sospiri che incutevano paura… ma naturalmente si tratta solo di una leggenda!