Gesù

Da Vikidia, l'enciclopedia libera dagli 8 ai 13 anni.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Wiki2map logo.svg
Leggi come una mappa mentale
Questa voce è una bozza sull'argomento "religione", modificala

Fonti cristiane[modifica | modifica sorgente]

Introduzione alle fonti[modifica | modifica sorgente]

Fonti canoniche[modifica | modifica sorgente]

I vangeli[modifica | modifica sorgente]

Vangelo deriva dal greco euanghelion, e significa lieto annuncio o buona notizia. Fino a noi solo i vangeli secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni sono considerati canonici dalle confessioni cristiane.

La formazione dei vangeli[modifica | modifica sorgente]

Gli evangelisti Matteo, Marco, Luca e Giovanni trascrissero le testimonianze sulla vita di Gesù grazie a fonti kerigmatiche e narrazioni, riportanti i suoi miracoli, e anche grazie ai loghia, cioè i suoi detti e le sue massime più importanti. Marco fu il primo a redigere il proprio vangelo, riferendosi alla predicazione di Pietro, mentre Matteo e Luca usarono il testo di Marco e la fonte Q. Giovanni invece scrisse il proprio vangelo in maniera autonoma.

La fonte Q[modifica | modifica sorgente]

Alcuni studiosi tedeschi ipotizzano che il vangelo secondo Matteo e il vangelo secondo Luca furono scritti indipendentemente ,ciascuno usando il vangelo secondo Marco (probabilmente quello più antico) come base, più un altro documento, detto Fonte Q per il materiale comune ai due Vangeli, ma non presente in Marco. Questa è però una sola delle ipotesi per spiegare le somiglianze dei tre Vangeli.

I vangeli sinottici[modifica | modifica sorgente]

Sono detti sinottici (dal greco synopsis = sguardo d’insieme) i vangeli di Marco, Matteo e Luca, in quanto, se si confrontano tra loro, si possono cogliere affermazioni parallele, dovute al fatto che tutti e tre usarono in buona parte le stesse fonti orali e scritte. Da un’attenta analisi si evince che ognuno di loro è stato originale, perché si è adattato alla comunità a cui si rivolgeva.

Per quanto riguarda il racconto dell'inizio del ministero pubblico di Gesù, si possono notare le seguenti somiglianze. Marco dice che, dopo l’arresto di Giovanni, Gesù si recò in Galilea affermando che il Regno di Dio era vicino, che bisognava convertirsi e credere nel Vangelo. Matteo riporta che dopo l'arresto di Giovanni, Gesù lasciò Nazareth, si ritirò in Galilea, andò ad abitare sulla riva del mare in attesa che si compisse quanto era stato detto dal profeta Isaia; poi cominciò a predicare che bisognava convertirsi, perché il Regno di Dio era vicino. Luca afferma che Giovanni era stato arrestato da Erode, rimproverato per la sua malvagità; quindi che Gesù ritornò in Galilea, mentre la sua fama si diffondeva in tutta la regione.

Il vangelo di Matteo[modifica | modifica sorgente]

Matteo era uno dei dodici apostoli; nel suo vangelo, che risale all’80 d.C. e contiene 28 capitoli, collega gli insegnamenti di Gesù all’A.T. Matteo è testimone di quello che dice Gesù: quello che ha scritto è per far convincere gli ebrei che Gesù è Figlio di Dio.

Il vangelo di Marco[modifica | modifica sorgente]

Marco fu un discepolo e un interprete di Pietro, scrisse il suo Vangelo a Roma per pagani convertiti intorno al 65 d.C. Il vangelo di Marco è il più breve tra i quattro Vangeli, essendo composto da soli 16 capitoli. Nel vangelo di Marco, Gesù è presentato come un uomo che compie atti di liberazione dal male nei confronti di persone malate fisicamente e spiritualmente. A metà del suo cammino Gesù è riconosciuto da Pietro come il Cristo cioè il Messia: perciò si può dire che il vangelo di Marco tracci un cammino che dall'oscurità conduce alla luce. Questo Messia non viene rappresentato come un nobile, ma come un umile: infatti nella sua passione, nella sua morte e nella sua risurrezione i discepoli arrivano alla piena professione di fede.

Il vangelo di Luca[modifica | modifica sorgente]
Il vangelo di Giovanni[modifica | modifica sorgente]

Questo vangelo fu scritto dalla comunità cristiana probabilmente dalla fine del I° secolo. Consta di 21 capitoli, incentrati sulla presentazione di Gesù quale incarnazione del Verbo di Dio, e sull'amore per il prossimo, di cui Gesù ha dato l'esempio più alto con la sua morte. Per vivere secondo questo amore, Gesù dona agli uomini la sua grazia e li perdona dai loro peccati. In Giovanni si indentifica il discepolo amato da Gesù, di cui si parla in questo vangelo; da questo stesso testo apprendiamo che Giovanni fu l'unico degli apostoli a restare vicino a Gesù fino alla sua crocifissione.

La storicità dei Vangeli[modifica | modifica sorgente]

I vangeli sono libri storici perché riportano testimonianze attendibili su un fatto storico: Gesù di Nazaret. La loro finalità non è quella di offrire un quadro fedele della sua vita, ma gli episodi dell’esperienza vissuta dalla Chiesa dalle origini per mostrare che la presenza di Cristo risorto è anche nel presente. I vangeli sono quindi una testimonianza di fede. La testimonianza evangelica si propone la finalità di far comprendere ai lettori il mistero di Cristo e di condurli all’adesione nella fede.

Atti degli Apostoli[modifica | modifica sorgente]

Gli Atti degli Apostoli sono un testo contenuto nel Nuovo Testamento, scritto in greco. La sua redazione risale attorno all’80-90, ma sono state proposte anche datazioni verso il 60-70. La tradizione cristiana lo attribuisce a Luca, collaboratore di Paolo e autore del terzo vangelo canonico. Il libro degli Atti è composto da 28 capitoli e narra la storia della comunità cristiana dall’ascensione di Gesù fino all’arrivo di Paolo a Roma, coprendo un periodo che spazia dal 30 al 63 d.C. Oltre che su Paolo, l’opera si sofferma diffusamente anche sull’operato dell’apostolo Pietro. Il libro descrive il rapido sviluppo, l’espansione e l’organizzazione della testimonianza cristiana ai Giudei e poi agli uomini di ogni nazione. 

Negli Atti si possono distinguere una introduzione e due sezioni. L’introduzione si apre con la dedica a un certo Teofilo e narra degli eventi accaduti tra l’ascensione di Gesù e la vigilia di Pentecoste. Viene raccontata anche la morte di Giuda Iscariota e la sua sostituzione con Mattia nel gruppo degli Apostoli. La prima sezione racconta la Pentecoste e la vita della prima comunità di Gerusalemme, concentrandosi sulle figure di Pietro e Paolo, del quale viene narrata la conversione e la partenza da Gerusalemme. I viaggi missionari di Paolo si intrecciano con le prime tensioni tra pagani e giudeo-cristiani, che vengono risolte nel 49 con il Concilio di Gerusalemme. La seconda sezione è dedicata ai viaggi apostolici di Paolo, al suo arresto e alla prigionia a Cesarea. Prosegue quindi con il successivo viaggio verso Roma, con il naufragio a Malta, per concludersi con l’arrivo nella capitale per il processo.

Lettere paoline[modifica | modifica sorgente]
Paolo di Tarso[modifica | modifica sorgente]

Saulo nacque a tarso, in Cilicia, nell'attuale Turchia meridionale. Apparteneva alla locale comunità giudaica, ma era anche cittadino romano. Fariseo convinto, dopo aver perseguitato duramente alcune comunità cristiane, si convertì nel 35, mentre stava conducendo una spedizione contro i cristiani di Damasco. Compreso che la sua missione era l'annuncio del Vangelo ai pagani, tanto da essere poi chiamato "l'apostolo delle genti", viaggiò molto, soprattutto fra Turchia e Grecia, fondando diverse comunità e scrivendo numerose lettere. Decapitato fuori dalle mura di Roma tra il 65 e il 67, sullo stesso luogo l'imperatore Costantino diede ordine di erigere una basilica, che fu successivamente consacrata da papa Silvestro nel 324.

Le lettere di Paolo e lo sviluppo del Cristianesimo[modifica | modifica sorgente]

A Paolo è stata attribuita per molto tempo la scrittura di quattordici lettere, mandate alle varie comunità cristiane che aveva fondato. Tra queste lettere, quella agli Ebrei è stata sicuramente scritta da un altro autore, perché ha uno stile contenuto diversi dalle altre 13, contenute nel Nuovo Testamento. Di queste, 9 sono indirizzate a comunità, mentre 3 sono rivolte a persone.

Paolo è consapevole del proprio incarico di evangelizzare i pagani così come Pietro deve fare con gli Ebrei: questo lo troviamo nella lettera ai Galati. Paolo e Pietro però avevano posizioni differenti: Pietro, ma soprattutto Giacomo, detto il maggiore, erano propensi a incorporare le norme della religione giudaica nella fede cristiana, mentre Paolo ribadiva che la loro osservanza non era necessaria per la salvezza. Per dirimere la questione fu convocato il Concilio di Gerusalemme: lì Paolo riuscì a far prevalere il principio secondo cui è solo la fede che salva. Nella lettera ai Romani Paolo esprime infatti il proprio dolore perché il popolo di Israele non si era convertito a Gesù Cristo.

Lettere cattoliche e Apocalisse[modifica | modifica sorgente]

Con l'aggettivo cattoliche si indicano le ultime 7 lettere del Nuovo Testamento. Il termine è usato nel suo senso etimologico, cioè universali: infatti non se ne conoscono i destinatari. Gli autori sono da sempre identificati in alcuni apostoli. Una lettera venne scritta da Giacomo, detto il minore, due da Pietro, tre da Giovanni e una da Giuda Taddeo. In particolare, la lettera di Giacomo fu scritta nel I° secolo e riporta soprattutto indicazioni di etica cristiana.

L' Apocalisse è un testo risalente alla fine del I° secolo, attribuito all'apostolo Giovanni e rivolto alle comunità cristiane dell'allora Asia minore, cioè l'attuale Turchia centro-occidentale. Il racconto appartiene alla corrente dell'apocalittica giudaica, quindi è molto ricco di immagini ispirate a passi veterotestamentari, oniriche e catastrofiche. Perciò molti fraintendono il messaggio di speranza di questo testo, che conclude il canone neotestamentario. La storia e il suo compimento non sono infatti in balia del male, ma sono già segnati dalla vittoria dell'Agnello di Dio e della sua sposa, la Chiesa.

Fonti non canoniche[modifica | modifica sorgente]

I vangeli apocrifi: caratteristiche ed esempi[modifica | modifica sorgente]

Dal II secolo d.C. in poi il termine Vangelo indica un’opera scritta che parla di Gesù e dei suoi insegnamenti. Nella stessa epoca i vangeli vengono divisi in Canonici, cioè risalenti all’insegnamento degli apostoli, tutti gli altri vengono detti Apocrifi. Sia i vangeli canonici, sia quelli apocrifi, sono stati scritti diversi anni dopo la morte di Gesù: per questo sono importanti gli studi che cercano di ricostruire la vita di Gesù e le sue parole. Un esempio di vangelo apocrifo è il Vangelo di Tommaso (scritto tra il primo e il secondo secolo). 

Manoscritti di Qumran[modifica | modifica sorgente]

Nel 1947, in alcune grotte della località di Qumran, presso il Mar Morto, nel territorio dell'attuale Cisgiordania, vennero rinvenute numerose anfore, contenenti rotoli di papiro molto ben conservati. Sono stati ritrovati circa 600 volumi, di cui solamente una decina riportano testi quasi completi.

Un primo gruppo di manoscritti riporta tutti i libri della Bibbia ebraica, ad eccezione di quello di Ester. Deuteronomio, Isaia e i Salmi sono riprodotti ciascuno in dieci copie; Tobia ed Ecclesiaste in quattro copie. la loro stesura si colloca fra il IV sec. a.C e il I sec. d.C.

Un secondo gruppo di manoscritti riporta gli apocrifi della Bibbia ebraica: il Libro dei Giubilei, il Testamento dei dodici Patriarchi, il Libro di Enoch, un apocrifo della genesi, uno pseudo-Geremia,la visione di Amran e la preghiera di Nabonide.

Un terzo gruppo di manoscritti regolava la vita della comunità monastica che viveva presso il luogo del ritrovamento: la Regola della Comunità e la Regola della Congregazione, oltre alla Regola della guerra, che prefigura lo scontro finale tra le forze del bene e quelle del male. Si aggiungono un testo con 35 inni di ringraziamento, un commento ad Abacuc, un'istruzione del Maestro di disciplina contro la casa di Assalonne, cioè contro l'empia casta sacerdotale al servizio del Tempio di Gerusalemme. Infine, un elenco di oltre 60 tesori sparsi nel territorio di Israele.

Fonti non cristiane[modifica | modifica sorgente]

Giuseppe Flavio[modifica | modifica sorgente]

Talmud[modifica | modifica sorgente]

Il Talmud (studio in ebraico) è considerato la guida ebraica per la vita, in quanto interpreta le leggi della Bibbia ebraica, che secondo gli Ebrei è stata data da Dio all’uomo, e le inserisce nella vita quotidiana. Con il termine Talmud si intende precisamente il cosiddetto Talmud babilonese, da non confondersi con quello di Gerusalemme. Il primo è sostanzialmente una spiegazione e adattamento dalla Torah, la parte della Bibbia ebraica dedicata alle leggi. Questo testo è così importante che gli Ebrei lo considerano un vero e proprio mare di conoscenza in cui navigare.

Il Talmud è composto da due libri:

  • la Mishnah, che significa ripetizione e riguarda la Torah
  • la Ghemara, che significa completamento e riguarda la Mishna

A livello di contenuto, nel Talmud possono distinguersi due tipologie:

  • la Halakah (norma), che è la parte che interpreta le leggi e le applica alla vita quotidiana
  • la Haggadah (raccontare, dire) che è la parte in cui ci sono le narrazioni: aneddoti, citazioni dalla Bibbia ebraica, storie e notizie fanno parte di questa sezione.

Nel Talmud entrambe le parti si fondono insieme e si completano a vicenda più volte: è suddiviso in ordini e quest’ultimi in trattati; è un testo molto vario e ogni sua pagina è corredata da spiegazioni e richiami a margine. Ecco quindi che è un libro pluralista, che esamina la realtà facendo attenzione al caso particolare.

Nel Talmud si parla di un certo “mago” chiamato Gesù, personaggio vissuto in Palestina.

Tacito[modifica | modifica sorgente]

Publio Cornelio Tacito (55-58 circa – 117-120 circa), storico romano, scrisse opere sul proprio popolo e sui barbari. Fu pretore nell'88. In una sua opera (Annales, Libro XV, paragrafo 44) scrive che l'imperatore Nerone, per porre fine alle proteste che avevano invaso Roma a seguito dell'incendio da lui stesso ordinato, decise di farne ricadere pubblicamente la colpa sui cristiani, odiati dal popolo per quelle che egli definisce nefandezze. Così scrivendo precisa che essi vennero sottoposti a tremende torture e che, con tale nome, vengono indicati i seguaci di Cristo, che sotto l'imperatore Tiberio era stato condannato al supplizio per ordine del procuratore Ponzio Pilato. Tacito aggiunge che la fede cristiana, da lui definita superstizione, una volta sviluppatasi in Giudea, si era diffusa per tutto l'impero, giungendo anche a Roma, dove confluivano tutte le vergogne del mondo. Nel corso della persecuzione anticristiana, inizialmente vennero processati coloro che confessavano; quindi, su indicazione di questi ultimi, anche moltissimi altri, che vennero condannati non tanto per l'incendio, quanto piuttosto come capro espiatorio dell'odio diffuso per il genere umano. Dei condannati a morte, alcuni furono coperti di pelli per essere sbranati, altri vennero crocifissi e altri ancora bruciati.

Svetonio[modifica | modifica sorgente]

Plinio il giovane[modifica | modifica sorgente]

La Terra Santa al tempo di Gesù[modifica | modifica sorgente]

Il territorio[modifica | modifica sorgente]

Al centro della mezzaluna fertile[modifica | modifica sorgente]

Della Mezzaluna fertile fanno parte nazioni e regioni come: Palestina, Giordania, Libano, Siria ed Egitto. Il clima è di tipo mediterraneo. La Palestina costituisce un passaggio tra la Mesopotamia e l'Egitto e quindi è diventata una terra di scambi: fin dall’antichità’ chi possedeva la Palestina era in grado di controllare il Medio Oriente. Le due popolazioni che da sempre hanno abitato il territorio, contendendoselo duramente, sono Ebrei e Filistei.

Il territorio e le città[modifica | modifica sorgente]

La Palestina è una regione di forma trapezoidale, lunga circa 300 km e larga meno di 90 km, con una superficie di circa 25 000 km quadrati. In direzione nord-sud è percorsa dalla depressione giordanica, lungo la quale scorre il fiume Giordano, che a nord si allarga nel lago Tiberiade e a sud sfocia nel mar Morto. La Palestina comprende da nord a sud tre regioni diverse:

  • la Galilea (fu il centro principale dell’attività missionaria di Gesù): è una regione prevalentemente collinare, con piccole pianure, molto fertile e coltivata, ricca di vie di comunicazione e commerciali.
  • la Samaria (si trova in posizione centrale): con montagne degradanti dolcemente, ricca di pascoli, di ampie valli coltivate e con la vasta pianura fertilissima di Esdrelon.
  • la Giudea (qui si trova Gerusalemme): è una regione piuttosto montagnosa, che scende a dirupi verso il mar Morto, mentre degrada lentamente verso il mar Mediterraneo.

La Palestina al tempo di Gesù era abitata da poco più di mezzo milione di persone, distribuite in piccoli villaggi oppure nelle città. La città più importante era Gerusalemme (una delle più antiche del mondo): si trova in Giudea e tra le sue mura si ergeva il Tempio (centro religioso di tutto il paese). Per i samaritani la città più importante era invece Samaria. Altri centri importanti all’epoca di Gesù erano Gerico, Betlemme, Emmaus, Betania, Tiberiade, Cafarnao, Nazaret e Cana.

La storia in breve[modifica | modifica sorgente]

La Palestina, fin dalle origini della civiltà, è sempre stata al centro di conflitti politico religiosi, che ne fanno attualmente una delle regioni più instabili del pianeta. 

Tra i primi dominatori possono essere ricordati Egizi e Filistei. Proprio sotto la dominazione del popolo filisteo, nel XIII secolo a.C, gli Ebrei giunsero in Palestina. Nel X secolo a.C. gli Ebrei fondarono il loro primo stato indipendente, diviso poi in due regni, il Regno di Israele o del nord e Regno di Giuda o del sud. Questo territorio non poteva rimanere in pace a lungo: la Palestina cadde sotto il controllo degli Assiri, dei Babilonesi, dei Persiani, dei Greci e dei Romani. 

Durante il periodo Romano nacque e si diffuse il Cristianesimo. Poi si ebbe la dominazione araba con la conseguente imposizione della religione mussulmana. La religione fu sempre la causa di lunghe guerre sul territorio: le Crociate ne furono un esempio. La Palestina, nel millecinquecento, dopo lunghe vicissitudini, entrò a far parte dell’Impero Ottomano, e rimase sotto la dominazione turca fino al novecento. 

Alla fine dell’Ottocento, migliaia di Ebrei cercarono rifugio in Palestina, fuggendo dall’Europa, a causa di persecuzioni di origine razziale, religiosa ed economica. Il movimento sionista fu fondato per realizzare uno stato indipendente in Palestina, per realizzare un nuova “Terra Promessa”. Questo movimento di massa, nei primi del novecento, generò nuovi scontri sul territorio, tra Ebrei e Palestinesi. Il processo di stabilizzazione ebbe un’accelerazione a seguito della deportazione e dello sterminio messo in atto dai Nazisti e che portò alla fondazione dello Stato ebraico nel 1948.

È in questo quadro che si svolsero le guerre arabo-israeliane del 1948-49, del 1956, del 1967 e del 1973. I Palestinesi si trovarono in una situazione tragica: fuggirono dopo la guerra del 1948-49, ammassandosi in enormi e invivibili campi profughi, schiacciati dagli Israeliani che occuparono, dopo la guerra del 1967, i territori della Cisgiordania e della striscia di Gaza. Nel 1964 venne fondata l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), di cui divenne leader Yasser Arafat, con l’obiettivo della creazione di uno Stato arabo in Palestina. Gli scontri fra Ebrei e Palestinesi, nei successivi vent'anni, presero il nome di Prima Intifada. Un primo accordo storico tra le parti in causa venne siglato nel 1993: l’OLP e lo Stato di Israele si riconobbero reciprocamente. La situazione però peggiorò ancora, fino ad arrivare ad una Seconda Intifada che scoppiò alla fine del settembre del 2000. Da allora, e fino ai nostri giorni, la questione palestinese è rimasta irrisolta, tra violenza, terrorismo e repressione militare.

La dominazione romana[modifica | modifica sorgente]

In Palestina la situazione politica nel periodo di Gesù era complessa. La Palestina era sotto il controllo romano dal 63 a.C. I romani portarono nella regione un governo stabile, strade organizzate e grandi opere pubbliche, ed ebbero rispetto per la religione locale. Controllavano la regione con 4 legioni con a capo un funzionario; imponevano forti tasse e dazi doganali. Era diffuso un certo malcontento per la dominazione straniera e per i tributi che i governatori imponevano. Tra questi il più importante fu Erode il Grande, che governò dal 37 al 4 a.C. Alla morte di Erode i figli avevano in eredità il Regno; l’esecutore del testamento fu Ottaviano, che seguì le indicazioni di Erode.

I figli di Erode che ebbero in eredità una parte del suo regno furono Archelao, Erode Antipa e Filippo; ad Archelao vennero assegnate la Giudea, la Samaria e l’Idumea; ad Erode Antipa la Galilea e la Perea e a Filippo l'Iturea e la Traconitide. I regni di Filippo e Antipa durarono fino al 34-36 d.C., mentre quello di Archelao durò solo fino al 6 d.C.

Gerusalemme: ubicazione e origine[modifica | modifica sorgente]

Gerusalemme è una città situata sui monti della Giudea in Palestina. Si trova a più di 700 m sul livello del mare, a 50 km dalle coste del Mediterraneo e a 30 km dal Mar Morto: dunque Gerusalemme si trova sul confine tra le alture rivolte verso il Mediterraneo, coperti di boschi, e il deserto di Giudea, che comincia dove la città finisce a oriente e che scende fino al Mar Morto e al fiume Giordano. Questa posizione privilegiata ha fatto di Gerusalemme una meta ambita sin dall’antichità: infatti da sempre essa è un luogo di confine fra le civiltà più antiche.

Di Gerusalemme troviamo notizie in testi egiziani, nelle lettere di El-Amarna; nella Bibbia si parla di un Melchisedek, re di Salem. La Bibbia cita anche i Gebusei, la popolazione contro cui gli Israeliti giunti dal deserto combattono per la conquista della città. Infine anche Iebus ,città degli Gebusei, potrebbe essere all’origine del nome Gerusalemme. Secondo il racconto del secondo libro di Samuele, la città venne conquistata definitivamente da re David. Il figlio di David, re Salomone, è invece il grande costruttore di Gerusalemme: a lui si deve il primo Tempio, che venne distrutto dai Babilonesi nel 6° secolo a.C. In seguito ne è sorto un secondo, sulla stessa zona, a sua volta distrutto e incendiato dai Romani nel 70 d.C. Del Tempio di Gerusalemme non esiste quasi più nulla: il luogo su cui si ergeva si chiama spianata del Tempio.

Intorno a questa spianata c’è il Muro del pianto. Gli Ebrei lo chiamano semplicemente il Muro : è diventato del pianto perché chi osserva i fedeli pregare davanti a esso aveva l'impressione che piangessero. Il Muro è, secondo la tradizione, l'unico pezzo rimasto del Tempio.

Qumran[modifica | modifica sorgente]

Qurman località della Giordania sulla sponda nord-occidentale del Mar Morto. Dal secondo secolo a.C. al primo d.C. fu sede di una comunità monastica a cui appartenevano i manoscritti ritrovati in grotte nel 1947. A seguito di questo ritrovamento, vennero iniziati vicino alle grotte alcuni scavi: fu così scoperto un edificio che probabilmente era la sede della comunità monastica. Le monete ivi rinvenute consentono di determinarne lo sviluppo dal secondo secolo a.C. Inoltre sono state individuate tracce dell’occupazione romana nel 70 d.

Per essere ammessi nella comunità monastica, formata solo da uomini celibi (che raggiunsero il numero di 4000), si doveva superare un periodo di preparazione, seguito da un battesimo e un giuramento (il solo permesso). Il numero degli associati era costante perché, nonostante non ci fossero nascite, agli Esseni aderivano spesso altri Ebrei attratti dal loro modo di vivere. Essi condividevano tutto, dai beni personali ai guadagni del lavoro, curavano i malati e gli anziani, si dedicavano principalmente alla preghiera e rispettavano pienamente la legge di Mosè. Mosè era un personaggio molto venerato, chi bestemmiava il suo nome era punito con la morte, stessa fine faceva chi giurava.

Si alzavano per pregare prima dell’alba; passavano le loro giornate in silenzio, tra preghiere, letture di testi sacri e lavoro nei campi (solo il sabato non lavoravano); era vietato fabbricare armi. Si radunavano a metà giornata e, dopo bagni purificatori, consumavano insieme pasti semplici indossando vesti sacre bianche. Tutti dovevano fare la guardia per un terzo dell’anno. Durante le tre notti il gruppo di guardia leggeva la legge e pregava.

Gesù in Galilea[modifica | modifica sorgente]

Gesù parla raramente della sua terra. Con il suo gruppo si dirige sia verso nordovest, sia a ovest, nel territorio della Decapoli, perché vuole andare anche in zone dove i Giudei costituivano una piccola parte della popolazione: forse è a loro che Gesù si riferisce quando parla delle "pecore perdute della casa d'Israele". Flavio Giuseppe sostiene che esistevano importanti comunità giudaiche a Tolemaide, Tiro e Sidone.

Le autorità romana e giudaica[modifica | modifica sorgente]

Il Sinedrio[modifica | modifica sorgente]
Erode il grande[modifica | modifica sorgente]

Erode, detto il grande (73 a.C.-4 d.C.), ottenne il titolo di Re della Giudea, dopo l’invasione della Palestina a opera dei da parte dei Parti e con l'appoggio di Antonio e Ottaviano. Partecipò a molte spedizioni romane, le quali lo aiutarono ad accrescere il suo regno. In onore di Augusto, ribattezzò la Samaria con il nome di Sabaste e fondò la città di Cesarea. Erode si mostrò rappresentante del giudaismo all’estero, mentre in patria introdusse la cultura greco-romana. Per avere la garanzia di conservare il potere, Erode fece uccidere la moglie Mariamme, la madre di lei e i suoi figli Alessandro, Aristobulo e Antipatro. Per lo stesso motivo, secondo il racconto di Matteo 2, fece uccidere tutti i maschi nati a Betlemme dopo la nascita di Gesù, essendo egli stato acclamato re dei Giudei.

Erode Antipa[modifica | modifica sorgente]

Erode, detto Antipa, nacque intorno al 20 a.C. Il padre Erode, detto il Grande, gli aveva inizialmente assegnato in eredità buona parte del suo Regno; ma successivamente la Giudea venne assegnata ad Archelao, cosicché Antipa regnò sulla Giudea con il titolo di tetrarca.

In occasione di un viaggio fatto a Roma, Erode andò a visitare suo fratello Erode Filippo I e si innamorò di sua moglie Erodiade; quando tornò in Palestina la portò con sé e la sposò, nonostante fosse sua cognata e nipote. Secondo il racconto evangelico, Giovanni Battista, che predicava nelle terre di Antipa, lo rimproverò duramente per la scelta matrimoniale; allora Antipa per paura di rivolte del popolo giudeo, contrario anch’esso alla sua scelta, arrestò Giovanni Battista e lo fece decapitare. L’unione con Erodiade provocò un conflitto anche con il re degli Arabi, che degenerò in guerra aperta durante il 35\36 d.C., nella quale Antipa fu sconfitto.

La storia evangelica mette Erode Antipa in rapporto anche con Gesù: quando i Giudei chiesero ad Antipa la condanna di Gesù, egli rimandò a Pilato la decisione.

Quando Caligola successe al trono imperiale di Roma, Antipa rivolse verso di lui la sua devozione. Nel frattempo il fratello di Erodiade, Agrippa, acquisì potere presso corte di Caligola. Quando giunse in Palestina la notizia che Agrippa era stato nominato re da Caligola, Erodiade spinse il marito a recarsi a Roma per ottenere lo stesso onore. Arrivato a Roma, Antipa fu accusato da Agrippa di congiurare contro la sicurezza dell'Impero; di conseguenza fu privato dei suoi domini e confinato a Lugdunum Convenarum, a nord dei Pirenei.

Ponzio Pilato[modifica | modifica sorgente]

Ponzio Pilato fu il quinto dei procuratori romani che dall’anno 6 d.C. governarono la Giudea: egli governò dal 26 al 36. La sua massima notorietà è dovuta alla parte che egli ebbe nel processo a Gesù. Nulla si sa della sua origine. Per i suoi governanti egli nutrì disprezzo e coglieva spesso l’occasione per contraddirli e irritarli; così per due volte fece entrare le sue truppe in Gerusalemme, ma, in ambedue i casi dovette ritirare i suoi ordini. Sappiamo anche di stragi fatte compiere dai suoi soldati tra le folle. In particolare, quella compiuta a danno dei Samaritani segnò la sua rovina. I Samaritani infatti reclamarono presso Vitellio, rappresentante dell’Imperatore romano in Siria, da cui Pilato dipendeva; Vitellio lo sospese dalla sua carica, inviandolo a Roma a rispondere del suo operato al tribunale di Tiberio.

Di Pilato parlano molti altri testi, ma in epoche successive e abbastanza dubbi. Il vescovo Eusebio di Cesarea afferma che Pilato finì suicida. Scrittori Bizantini lo presentano protagonista di drammatici avvenimenti. La chiesa copta invece lo venera come santo il 25 giugno.

I gruppi religiosi, politici e culturali[modifica | modifica sorgente]

Gli Ebrei, anche se credevano tutti nell’unico Dio JHWH, praticavano la loro fede in modi diversi. Al tempo di Gesù, quindi, c’erano diversi gruppi religiosi.

Farisei[modifica | modifica sorgente]

Il nome Farisei significa separati e fa riferimento alla scelta di alcuni Giudei di mantenersi fedeli alla religione e alle tradizioni dei padri durante l'invasione macedone. All'epoca di Gesù i farisei erano laici ben organizzati in un gruppo autorevole: mercanti, artigiani, contadini. Come i loro antenati, osservavano scrupolosamente tutte le norme, a partire dal versamento delle imposte.

Sadducei[modifica | modifica sorgente]

Il termine sadduceo deriva dall’ebraico saddu’qim, che a sua volta deriva da Zadok, già sommo sacerdote, vissuto al tempo di re David cioè attorno al 1000 a.C. I sadducei rifiutavano la tradizione orale, quindi non accettavano qualsiasi precetto che non fosse basato sulla legge scritta. Inoltre non ammettevano la resurrezione dei morti e l’esistenza degli angeli. I sadducei si opposero anche a tutte le novità relative ai sacrifici del Tempio di cui erano rigidi conservatori. Il gruppo dei sadducei era formato da ricche famiglie patrizie sacerdotali.

Scribi[modifica | modifica sorgente]

Gli specialisti e gli interpreti delle Sacre Scritture erano gli Scribi, cioè gli uomini del Libro, che erano incaricati di conservare la tradizione, di spiegare e applicare la Scrittura. La Scrittura regolava tutte le questioni della vita, da quelle dottrinali a quelle giuridiche. Sotto la guida di un maestro entravano nella corporazione dopo lunghi e approfonditi studi.

Acquisirono sempre più importanza a partire dal VI secolo a.C., quando gli Ebrei in esilio avevano bisogno di qualcuno per trascrivere la parola di Dio.  Da qui la stima da parte del popolo che divenne pari a quella dei sacerdoti e dei profeti per lungo tempo. Lo scriba più noto era Esdra: arrivò a Gerusalemme con una copia della Legge di Dio preparata a Babilonia che sarebbe diventata la base del popolo d’Israele dopo l’esilio.

Gli scribi partecipavano anche al Sinedrio, l’istituzione più importante del governo religioso e politico di Israele, ma non trascurarono mai lo studio e l’applicazione della legge, prendendo anche decisioni molto rigorose, in contrapposizione con l’insegnamento di Gesù. Il nuovo Testamento racconta delle polemiche nei confronti di Gesù, tanto da arrivare a delle ostilità e poi all’odio. Gli scribi lo accusarono di essere dalla parte dei peccatori ed erano invidiosi dei miracoli e della sua popolarità, arrivando addirittura ad istigare la folla contro di lui.

Esseni[modifica | modifica sorgente]

Degli Esseni parlano Giuseppe Flavio, Plinio il Vecchio, oltre ai rotoli di Qumran. Non ne parlano, invece, né l’Antico, né il Nuovo Testamento. Gli Esseni vivevano in diversi luoghi della Palestina; il più importante centro era Qumran. Oltre a quanto già detto su questa comunità, si può aggiungere che inviavano diverse offerte al Tempio di Gerusalemme, ma si rifiutavano di compiere sacrifici di animali; la loro fede si basava sull’estrema fiducia in Dio, sull’immortalità dell’anima, sulla convinzione che angeli e demoni esercitassero un’influenza sul cuore degli uomini. Aspettavano la venuta del Messia e la vittoria finale del bene sul male. Per il loro modo di vivere onesto e puro erano rispettati anche dai pagani.

Zeloti[modifica | modifica sorgente]

Con questo termine si indicano i Giudei che puntavano alla liberazione armata dei territori israeliti dai dominatori romani, quindi alla costituzione del Regno di Dio sulla terra. Perciò erano organizzati in gruppi clandestini che ordivano sommosse; alcuni di loro entrarono fra i seguaci di Gesù.

Nel 68 d.C. riuscirono a imporsi su Gerusalemme, ma nel 70 l'imperatore romano Tito espugnò la città, radendola completamente al suolo, Tempio compreso. Si ritirarono quindi nella fortezza di Masada, nella Palestina sud-orientale, ma dopo 3 anni, rendendosi conto dell'ineluttabilità della sconfitta, si suicidarono in massa.

Samaritani[modifica | modifica sorgente]

I Samaritani erano abitanti della regione di Samaria. Questa popolazione si costituì in modo autonomo nel 721 a.C., quando gli Assiri invasero il Regno di Israele. Gli Assiri deportarono molti abitanti del Regno del Nord in Mesopotamia e trasferirono nel Regno del Nord altre popolazioni dalla Mesopotamia. Queste ultime si unirono ai pochi Israeliti rimasti dando origine ai Samaritani. Nel VI secolo gli Israeliti tornarono dall’esilio e iniziarono a disprezzare i Samaritani perché non erano Israeliti puri. Nel 63 a.C. i Samaritani vennero sottomessi ai Romani, ma all’inizio non furono perseguitati; successivamente furono maltrattati da Ponzio Pilato e spesso si scontravano con i Giudei. La lingua dei Samaritani era un dialetto ebraico e i loro libri avevano carattere liturgico: omelie e rituali.

La loro religione era simile a quella ebraica perché erano stati istruiti da un sacerdote ebreo. Nel 320 a.C. i Samaritani costruirono un tempio a Dio sul monte Garizim contrapposto a quello di Gerusalemme. I Samaritani riconoscevano come libri sacri soltanto i primi 5 libri della Bibbia e aspettavano un nuovo Mosè (Taheb, un riformatore che avrebbe instaurato il regno di Dio sulla terra per 1000 anni).

I poveri e gli schiavi [modifica | modifica sorgente]

Nell'antico Israele i poveri e i malati erano numerosi; considerati peccatori, venivano emarginati e vivevano in povere case. Invece i mercanti, i proprietari terrieri, gli usurai e i pubblicani, cioè gli esattori delle imposte, vivevano in case molto più confortevoli.

Gli schiavi in Israele all'epoca di Gesù potevano essere giudei o pagani. Nel primo caso il padrone era obbligato a non infliggere punizioni imbarazzanti, ma soprattutto a dare vitto e alloggio allo schiavo e a tutta la sua famiglia. Se invece è pagano lo schiavo è di proprietà assoluta del padrone, che può decidere di venderlo, di regalarlo o di tenerselo.

Le donne[modifica | modifica sorgente]

Lo sviluppo della ricerca sul Gesù storico[modifica | modifica sorgente]

Il fondatore del Cristianesimo[modifica | modifica sorgente]

Gesù Cristo è il fondatore del Cristianesimo. Il nome Gesù è di origine ebraica e significa Salvatore. Invece Cristo è un appellativo di origine greca e significa unto, nel senso di consacrato: infatti anticamente i re e i sacerdoti venivano consacrati mediante unzione; perciò corrisponde all'ebraico Messia. Con quest'ultimo appellativo gli Ebrei indicavano l'inviato di Dio per la loro liberazione e la costituzione del suo Regno. Coloro che identificarono in Gesù il Cristo o Messia furono detti Cristiani. la sua figura iniziò a essere studiata secondo i criteri della storiografia moderna solo a partire dalla seconda metà del sec. XVIII.

Tra storia e fede[modifica | modifica sorgente]

Per oltre 1700 anni l’unico canone della verità per i cristiani è stata l’interpretazione di Gesù come Dio e salvatore dell’uomo. Furono i primi cristiani a risolvere in termini teologici il rapporto tra giudaismo e cristianesimo: Gesù è il compimento delle promesse fatte a Israele. La storia del popolo ebraico è stata quindi vista come una anticipazione della storia cristiana. Paolo utilizza il termine typos (impronta cava) per indicare figure e fatti dell’Antico Testamento che rimandano al Nuovo Testamento, affinché si possano comprendere nel loro significato più autentico. Un celebre esempio è offerto dall'interpretazione del sacrificio di Isacco: secondo i Padri della Chiesa, in esso è prefigurato quello di Cristo in croce.

A partire dall'Illuminismo, nel secolo XVIII, il racconto biblico iniziò a essere letto e interpretato secondo una differente criteriologia, cioè a prescindere dall'insegnamento che era stato finora seguito. Si cercò anzitutto di comprendere il rapporto tra Gesù e il giudaismo: da lì si iniziarono a distinguere le figure del Gesù storico, cioè come restituito dai documenti storici, e del Cristo della fede, cioè secondo il tradizionale insegnamento della fede cristiana. Però è altrettanto vero che la fede cristiana, fin dalle sue prime definizioni dogmatiche nel sec. IV, si è detta in riferimento a precisi fatti storici: infatti furono condannate come eretiche le interpretazioni che negavano la reale umanità di Gesù.

L'impostazione di Remairus[modifica | modifica sorgente]

Hermann S. Reimarus, professore di lingue orientali, iniziò la ricerca sulla vita di Gesù secondo il moderno metodo storico. Egli lasciò una sua opera anonima al filosofo Gotthold E. Lessing, che nel 1774 la pubblicò. La settima parte dell’opera racconta che Gesù fu messo a morte per il carattere rivoluzionario del suo messaggio; inoltre si riporta il sospetto che che i discepoli avessero nascosto il corpo e poi ne proclamarono la resurrezione, per far sì che la sua morte non fosse, ma una vittoria.

I principi fondamentali della ricerca storica[modifica | modifica sorgente]

  • Criterio della dissomiglianza. Anzitutto si cerca di individuare la versione originale del documento storico a disposizione; poi si vede nel materiale così ricavato cosa appare come un tratto individuale, proprio di Gesù, cioè che si differenzia sia da ciò che sappiamo del giudaismo, sia dall'insegnamento della Chiesa primitiva.
  • Criterio della molteplice attestazione, secondo cui hanno alta probabilità di essere autentici quei detti e fatti di Gesù che sono attestati da due o più fonti indipendenti l'una dall'altra
  • Criterio della coerenza, da applicare quando si è già individuato materiale possibilmente autentico per altra via: si considera storicamente autentico ciò che appare compatibile rispetto al contesto nel quale visse Gesù.

Prima fase della ricerca sul Gesù storico[modifica | modifica sorgente]

In questa prima fase (Old Quest) si crede possibile ricostruire la biografia di Gesù. Si scopre che i Sinottici storicamente sono più attendibili di quello di Giovanni; e che quelli di Matteo e Luca dipendono da un testo perduto chiamato Q, iniziale di Quelle, cioè fonte. Albert Schweitzer dimostra che gli studi storici precedentemente condotti su Gesù sono stati influenzati dalle idee comuni della fine del secolo XIX. Egli considera Gesù un profeta dell'avvento imminente del Regno di Dio.

Con gli inizi del secolo XX, la ricerca storica su Gesù inizia a utilizzare un nuovo metodo: la storia delle forme. Analizzando il testo con questo metodo, emerge che i vangeli sono stati scritti mettendo insieme testi più antichi e testi più brevi. Si arriva così a distinguere piccole unità (pericopi) tramandate prima oralmente e poi per iscritto, conservate dalle varie comunità in relazione alle loro esigenze spirituali, etiche e rituali. Uno dei maestri di questo metodo è il teologo ed esegeta tedesco Rudolf Bultmann, che appoggia la decisione  di negare ogni importanza alla ricostruzione storica di Gesù, perché ciò che conta sarebbe il Cristo predicato, cioè il Cristo della fede, e la decisione esistenziale di adesione o rifiuto da prendere nei suoi confronti.

Seconda e terza fase della ricerca sul Gesù storico[modifica | modifica sorgente]

La seconda ricerca su Gesù, secondo i criteri della storiografia moderna, fu avviata intorno al 1950 e fu detta New Quest. Con questa seconda fase si cercò di spiegare il legame tra la vita di Gesù, ricostruibile mediante i documenti storici, e la fede in lui professata dai cristiani

Con la terza ricerca (Third Quest), avviata a partire dal 1980 circa, si arriva a stabilire che i vangeli apocrifi vennero rimaneggiati più a lungo e con varie intenzioni, mentre quelli accolti nel canone furono protetti da successive modifiche. Bisogna però notare che le differenze tra canonici e apocrifi non sono radicali: infatti l'unico apocrifo che sembra dipendere da una tradizione molto differente è il vangelo di Tommaso.

Problemi e posizioni della ricerca attuale[modifica | modifica sorgente]

Attualmente il problema del Gesù storico ha perso l'iniziale vena polemica. Oggi si intende Gesù come oggetto di ricostruzione storica, indipendentemente dalla fede che si può avere in lui. I problemi in proposito nascono da due fattori. In primo luogo, Gesù appartiene al mondo antico. Il secondo fattore è che lo studioso di Gesù spesso è coinvolto personalmente nella ricerca e questo potrebbe accentuare il rischio di distorsioni.

Criteri di indagine[modifica | modifica sorgente]

Che cosa si può dire di Gesù che sia ragionevolmente sicuro sul piano storico?[modifica | modifica sorgente]

La fede della Chiesa in Gesù Cristo[modifica | modifica sorgente]

I primi seguaci predicarono tutti la risurrezione di Gesù, ma le successive diverse correnti del cristianesimo primitivo non svilupparono la stessa fede in Gesù. Alcuni lo consideravano un uomo che era stato scelto da Dio per una missione; altri, cominciando da Paolo nelle sue lettere e da Giovanni nel suo vangelo, videro in Gesù una divinità e si iniziò quindi a pensare Gesù Cristo come a una divinità scesa in terra e diventando uomo. La fede in Gesù quale Dio si diffuse senza difficoltà fra tutti i credenti di origine pagana; con una certa resistenza tra quelli di origine giudaica per via del dogma, centrale per il giudaismo, dell’unicità di Dio. Perciò l'eredità giudaica fece sì che la domanda sulla divinità di Gesù diventasse questione molto dibattuta, fino ad arrivare alla definizione dogmatica del Dio trinitario: Padre, Figlio, Spirito Santo. Si discusse ancora più a lungo sul rapporto, nella persona di Gesù Cristo, tra le due nature umana e divina, ovvero come si potesse concepire un individuo contemporaneamente uomo e Dio.

Fonti[modifica | modifica sorgente]

E. Stroppiana - L. Solinas, Voi siete il sale della terra, vol. 1, SEI, Torino 2013

http://www.sapere.it

http://www.treccani.it