Ercole

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Ercole era un eroe greco, figlio di Zeus e Alcmena, che affrontò diverse prove tra cui le celebri dodici fatiche.

Nascita[modifica | modifica sorgente]

La madre di Ercole era Alcmena, sposa di Anfitrione. Mentre Anfitrione stava combattendo, Zeus andò da Alcmena sotto le sembianze del marito e generò Ercole nel corso di una notte che durò tre giorni. Dopo Anfitrione tornò dalla guerra e fece anche lui un figlio con Alcmena, così lei diede al mondo due gemelli: Ercole e Ificlo. Come tutti i figli di Zeus, Ercole venne odiato da Era che mise a repentaglio la sua vita. Zeus allora chiese a Ermes di portare il neonato sull'Olimpo, così, dopo aver addormentato Era, lo fece allattare. Però quando lei si svegliò lo respinse e il suo latte si sparse nel cielo formando la Via Lattea, ma lo stratagemma aveva comunque funzionato, perché alcune gocce del latte della dea avevano reso Ercole immortale ed ora Zeus poté riportare il figlio da Alcmena. Dopo qualche mese Era manifestò di nuovo il suo odio; Infatti mise due serpenti nella camera in cui dormivano Ercole e Ificlo. Quando i genitori arrivarono a soccorrerli Ercole stava strangolando i due sermenti. In un'altra versione dell'accaduto fu Anfitrione a mettere due serpenti innocui nelle culle dei figli per scoprire se Ercole fosse figlio di un Dio. Infatti, nel sentire la moglie dire di averlo visto ritornare il giorno prima consultò un indovino che gli disse la verità. Siccome Ercole era piccolo, non si accorgeva della sua forza, infatti, per trovare una soluzione Anfitrione lo mandò in una delle sue fattorie dove esso vi rimase fino a 18 anni . Ma quando tornò a Tebesta era stata sconfitta in una guerra e i cittadini dovevano pagare le tasse. Allora Ercole aiutò il suo popolo a combattere, per questo Era si colpì molto.

Le dodici fatiche[modifica | modifica sorgente]

Ercole dovette affrontare le 12 fatiche perché Era l’aveva fatto diventare pazzo e lui aveva ucciso sua moglie e i suoi figli e, per farsi perdonare, dovette mettersi al servizio di Euristeo, un re, per 12 anni. Però egli aveva paura di lui, e per cercare di liberarsene, lo costrinse a compiere dodici imprese, che Ercole compì tutte con successo. Inoltre Euristeo era molto fedele ad Era ed è per questo che alcune delle 12 fatiche furono scelte da Era in persona.

Ercole che strozza il Leone di Nemea.

Prima fatica[modifica | modifica sorgente]

Come prima prova Ercole dovette affrontare un gigantesco leone che spaventava gli abitanti di Micene e Nemea e dovette portare la sua pelliccia ad Euristeo. Il leone però aveva una pelle così resistente che nessuna arma poteva scalfire. Per ucciderla Ercole provocò un rumore che fece entrare il leone in una grotta, poi sigillò le vie di uscita e lo strangolò a mani nude.

Seconda fatica[modifica | modifica sorgente]

Ercole mentre uccide l'Idra di Lerna con Iolao, un suo amico.

Ercole dovette affrontare l’idra, che era un mostro metà drago, metà serpente velenosissimo a 7 teste, se ne veniva tagliata una ne ricrescevano 2, la testa al centro era inoltre immortale. Per ucciderla, Ercole si fece aiutare dal giovane amico Iolao: ogni volta che tagliava una testa, Iolao bruciava il moncone con la torcia, così non poteva ricrescere. Una volta uccise le 6 teste non immortali, schiacciò la settima con un masso e la neutralizzò; così liberò le terre dal mostro. Uccisa l’idra, Ercole intinse le frecce nel suo sangue velenoso. Durante la battaglia il granchio preferito di Era, di nome cancro, emerse dalla melma e pizzicò Ercole sul piede, quello lo calpestò furiosamente riducendolo in poltiglia. Era trasformò il cancro in una costellazione.

Terza fatica[modifica | modifica sorgente]

Ercole dovette inseguire per più di un anno la cerva Cerinea, di proprietà di Atena. La cerva Cerinea era più veloce del vento ed era più leggera dell'aria, per questo Ercole dovette catturarla con l'arco.

Quarta fatica[modifica | modifica sorgente]

Ercole dovette catturare il cinghiale del Monte Erimanto, che distruggeva i campi della zona e terrorizzava gli abitanti: Ercole lo catturò e lo portò vivo ad Euristeo che per la paura si nascose dietro ad una botte.

Quinta fatica[modifica | modifica sorgente]

Ercole quinta fatica dovete andare dal re Augia e pulire le sue stalle che sembravano non essere mai state pulite da molti anni con letame che si in nalzava fino al soffitto. Iniziò con il sorriso ma dopo qualche ora divenne molto stanco, allora pensò a un'idea fantastica! Con la pala fece uno squarcio in una parete della stalla, aprì le porte e con un masso deviò il corso del fiume facendolo finire nella stalla e ripulendo tutto. Sbalordito il re Augia come ricompensa diede ad Eracle dieci delle sue vacche. Trionfante Ercole tornò a Tirinto Ma felice Euristeo gli disse che questa fatica non contava perché gli avevano dato una ricompensa.

Sesta fatica[modifica | modifica sorgente]

Vicino al lago di Stinfalo, in Arcadia, vivevano dei mostruosi uccelli killer che si cibavano di carne umana, erano di bronzo e non si potevano uccidere con le frecce. Ercole dovette scacciarli e la Dea Atena lo aiutò, dandogli dei sonagli di bronzo. Con questi fece un tale rumore da far fuggire gli uccelli.

Settima fatica[modifica | modifica sorgente]

Nella settima fatica Ercole dovette strozzare un toro enorme a mani nude e portarlo ad Atene, perché stava creando problemi alla città di Creta ed inoltre perché glielo concesse il re Minosse.

Ottava fatica[modifica | modifica sorgente]

Per l'ottava fatica ad Ercole fu chiesto di portare a Micene le quattro giumente carnivore di Diomede, un gigante. Portò con sé due giovani e, non sapendo la natura carnivora delle giumente ne lasciò uno a guardia, e fu mangiato dalle giumente. Ercole si vendico dando in pasto alle giumente lo stesso Diomede. Poi le portò a Micene.

Nona fatica[modifica | modifica sorgente]

Per la nona fatica Euristeo gli disse ad Ercole che doveva andare nell’isola delle Amazzoni e rubare la cintura di Ippolita, la loro regina . Ercole trovò una barca e mentre si avviava verso l'isola pensava a come intrufolarsi. Appena arrivò all’isola trovò Ippolita che lo aspettava. Gli chiese se fosse lui il famoso Ercole che ha ucciso il leone e l' idra. Ercole rispose che era lui e Ippolita lo invitò a pranzare insieme a loro per sapere delle sue fatiche. Al banchetto, Ercole in cantò alle Amazzoni con le sue storie. Infine raccontò di come avesse ucciso la sua famiglia. Ippolita commossa, gli diede la cintura per completare la nona fatica. Questo però fece infuriare Era, travestita da Amazzone. Allora sussurrò alla vicina che in realtà Ercole volesse rapirla. La notizia girò per tutta la stanza e Ercole si trovò un muro di ragazze arrabbiate davanti a lui. Allora prese la cintura e tornò di corsa da Euristeo. Mentre scappava, erroneamente, uccise Ippolita con una freccia avvelenata.

Decima fatica[modifica | modifica sorgente]

Per la decima fatica Ercole dovette rubare le mandrie di Gerione, una creatura con due gambe, tre busti umani, 6 braccia e 3 teste. Le mandrie erano rosse come il fuoco e protette dal cane a due teste che si chiamava Orto. Ercole uccise Orto e Gerione e prese i bovini, ma il viaggio per tornare a Micene da Euristeo non fu per nulla semplice.

Le fatiche all'inizio erano 10[modifica | modifica sorgente]

All'inizio le fatiche di Ercole dovevano essere dieci. Euristeo però non riteneva valida l'uccisione dell'Idra perché l'eroe era stato aiutato da Iolao e neanche la pulizia delle stalle di Augia, perché gli avevano dato una ricompensa. Così il re comandò altre due fatiche.

Undicesima fatica[modifica | modifica sorgente]

Giardino delle Esperidi di Ricciardo Meacci

Ercole partì per il giardino delle ninfe Esperidi dove c'erano gli alberi dai pomi d'oro, che davano l'immortalità. Era custodito dal drago Ladone e dal titano Atlante che cercò di ingannare Ercole dicendogli di sorreggere il cielo mentre gli prendeva i pomi d'oro, però Atlante non volete riprendersi il cielo, ma anche Ercole lo ingannò: gli chiese di tenergli in cielo mentre lui si riposava. Atlante accettò ed Ercole non riprese il cielo e prese con sé i pomi d'oro.

Dodicesima fatica[modifica | modifica sorgente]

Ercole come dodicesima fatica dovette andare nel regno degl'inferi e catturare Cerbero, il cane a tre teste che era di Ade, il Dio dell'oltre tomba. Ercole riuscì a catturarlo grazie a delle catene d'argento con cui riuscì a incastrare le tre teste in modo che non potesse più muoversi.

Altre Imprese[modifica | modifica sorgente]

Gli Argonauti[modifica | modifica sorgente]

Giasone, per rapire il vello d'oro si alleò con molti eroi, tra cui Ercole. Tutti aiutavano tranne lui, per questo alla fine del viaggio lo lasciarono su una spiaggia.

La Liberazione di Prometeo[modifica | modifica sorgente]

Ercole liberò Prometeo trafiggendo l'aquila che lo tormentava con una freccia e spezzando le catene.

La Contesa per il tripode di Delfi[modifica | modifica sorgente]

Le colonne d'Ercole trasportate da lui stesso

Ercole era andato all'oracolo di Delfi a chiedere consiglio, ma non gli rispose. Così, Ercole tentò di rubare il tripode, ma nacque una contesa con Apollo, perché era il Dio del santuario. La contesa finì grazie a Zeus (o Atena) e l'oggetto sacro tornò al suo posto. La sacerdotessa Pizia (dell'oracolo di Delfi), quindi rispose ed ordinò ad Ercole 3 anni di schiavitù alla regina Onfale. L'eroe accettò e servì la regina per 3 anni, proteggendo il regno da mostri e belve. Il tripode di Delfi è lo sgabello a tre piedi sul quale si sedeva la sacerdotessa Pizia.

Le colonne d'Ercole[modifica | modifica sorgente]

Ercole un giorno partì per i confini del mondo dove mise delle colonne che vennero chiamate le colonne D'Ercole che rappresentavano i confini del mondo e secondo la tradizione si trovano ai lati dello Stretto di Gibilterra, tra i promontori di Calpe (in Spagna) e di Abila (in Mauritania).

La Morte[modifica | modifica sorgente]

La morte di Ercole

Un centauro, di nome Nesso, tentò di violentare Deianira, la moglie di Ercole. L'eroe, quindi, lo uccise. Quello, morente, disse a Deianira che quando Ercole non l’avrebbe più amata, lei avrebbe dovuto intingere una tunica nel sangue del centauro e fargliela indossare per farsi amare di nuovo. Il giorno arrivò: Deianira gli diede la tunica, Ercole la indossò e sentì un dolore molto forte: Nesso aveva ingannato sua moglie ed il veleno gli era penetrato nella carne. Allora lui si bruciò nel fuoco dall’agonia, ma "non morì veramente", perché reso immortale da Zeus. Fu Atena ad accompagnarlo nell’Olimpo, e lì fu trasformato in una costellazione da Zeus.

Bibliografia[modifica | modifica sorgente]

R. Francaviglia. I Miti di Sicilia, Vol.2. 2015. Splen Edizioni

G. Da Rozze. quali sono le dodici fatiche di Ercole? 2020

Ercole e la nave degli argonauti

Il grande libro della mitologia greca e romana, M. Stapleton e E. Servan-Schreober, Mondadori Editore, 1979

Storie illustrate dai miti greci, adattamento di A. Frith, Edizioni Usborne, 2011

Sulle orme di Eracle

Le ultime gesta, la vendetta di Nesso e la morte di Ercole